Solidarietà

Non soltanto siamo tutti sulla stessa barca, ma soffriamo tutti lo stesso mal di mare.

Gilbert Keith Chesterton

Verrebbe da dire che la solidarietà non è una scelta ma un obbligo.
Lo scrive, con felice e consueta acutezza, T. S. Eliot:

Essi [gli uomini] han sempre cercato di sfuggire
dall’oscurità interiore ed esteriore
fino a sognare sistemi talmente perfetti
che nessuno avrebbe più bisogno di essere buono.

E in realtà per il diritto romano, da cui la parola discende, era una obbligazione solidale (in solidum, cioè in moneta) per cui diversi soggetti erano vincolati a rispondere, ciascuno per l’intero, e non solo per la propria parte, di una somma dovuta.

La somma dovuta – l’oscurità – è un aspetto della nostra stessa natura umana, che è fragile e mancante. A causa, dice il Cristianesimo, del peccato originale: che diventa ingiustizia personale e sociale.
Per questo c’è bisogno di accorgersi degli altri, vincendo quella che Papa Francesco ha definito “la cultura dello scarto”; e i carcerati – e con essi le loro famiglie – sono tra gli scarti più negletti in quanto il loro status, alla cui origine vi sono spesso condizioni economiche, sociali e culturali, educative di partenza fortemente svantaggiate, porta con sé anche lo stigma del sospetto e del disprezzo sociale.

La presenza a Piazza Lanza

A partire dal 2009 alcuni aderenti alla Fondazione Ventorino hanno avviato all’interno della Casa Circondariale di Piazza Lanza a Catania, a titolo personale e in collaborazione con la Cappellania, una nutrita serie di attività, alcune di carattere più squisitamente religioso, altre di natura, per così dire, più laica.
Nel dettaglio, tali attività hanno riguardato l’animazione delle celebrazioni religiose e la preparazione ai Sacramenti, la realizzazione di numerosi laboratori (di Informatica, di artigianato, teatro, sartoria, cura della persona) e un cineforum ed infine, lo svolgimento di colloqui personali e individuali coi detenuti.

Dentro il carcere noi incontriamo persone.
Hanno fatto del male – noi spesso neanche sappiamo di che si tratti – ma sono persone.
Tramite le attività che condividiamo o i colloqui, non pensiamo certo di “risolvere problemi”.
I problemi spesso restano, e sono immani.
Però, facendo teatro, vedendo un film o acconciandosi i capelli, chi ci sta dinanzi percepisce - in modo discreto ma deciso – che la sua dignità è affermata e che, se anche ha fatto del male, non coincide con il male commesso, ed è capace di fare il bene, è capace di riconoscere e distinguere il bello dal brutto, il giusto dall’ingiusto.

Una persona che si veda stimato per ciò che egli è, può anche riconoscere di aver sbagliato, può anche cominciare un cammino di riparazione per sé e per chi lo circonda.

La Casa di Accoglienza Rosario Livatino

Il recupero di chi ha commesso un reato può essere favorito attraverso l’incentivazione di forme di esecuzione penale alternative al carcere: detenzione domiciliare, affidamento in prova ai servizi sociali o al lavoro.
La fruizione di tali misure è, evidentemente, subordinata alla disponibilità di un domicilio.

Ebbene, proprio le diverse iniziative realizzate dai volontari della Fondazione all’interno della Casa Circondariale, e in particolare i numerosissimi colloqui personali svolti coi detenuti, hanno portato alla luce un dato drammatico: larghi strati di popolazione carceraria sono privi di domicilio, vivendo in condizioni di grave povertà economica, culturale, affettiva.
Ci siamo interrogati su come poter intervenire rispetto a questa pressante esigenza, investendo della questione anche la Chiesa catanese, nella persona dell’Arcivescovo del tempo, Mons. Salvatore Gristina, ed avviando una fitta serie di relazioni con realtà religiose e laiche che avevano già messo in piedi iniziative analoghe. 

Grazie alla generosa disponibilità dell’Arcidiocesi, che ha messo a disposizione in comodato d’uso gratuito un proprio immobile, nel luglio del 2021 è stata ufficialmente presentata la “Casa di accoglienza Rosario Livatino”, che è divenuta pienamente operativa dal dicembre dello stesso anno.

La Casa Livatino si trova a Motta Sant’Anastasia, nelle immediate vicinanze del Castello Normanno; può ospitare un massimo di 5 persone (solamente uomini). 
A partire dal riconoscimento dell’insopprimibile dignità di ogni uomo e donna, essa offre una soluzione abitativa a detenuti fruitori di misure alternative alla carcerazione e a neo-dimessi, nella prospettiva di favorire il recupero e il reinserimento sociale di chi sta scontando una pena o l’ha già estinta e si trova senza fissa dimora.

I volontari più direttamente coinvolti nella gestione dell’iniziativa garantiscono una presenza quotidiana nella struttura (con visite di un paio d’ore ogni giorno), al fine di sviluppare un clima relazionale personale e cordiale con gli ospiti.
La Casa Livatino sovviene innanzitutto ai bisogni essenziali di alloggio e vitto dei suoi ospiti: a tal proposito va sottolineata la proficua collaborazione del Banco Alimentare e della Caritas con il progetto “Acquisto alimenti per popolazione ex detenuta in regime di arresti domiciliari – Progetto Caritas. Un cuore che dona speranza”.
Oltre a questi bisogni primari, la Livatino tenta di supportare il percorso di armonico reinserimento personale e sociale degli ospiti anche attraverso la ricerca di opportunità formative e lavorative. Sul versante formativo è già operativa una collaborazione con l’Università di Catania (Dipartimento di Scienze Politiche, Corso di laurea in Scienze Sociali) che prevede la realizzazione di Tirocini formativi presso la Casa Livatino da parte di studenti del Corso Magistrale.

Per ciò che riguarda il lavoro, due le iniziative più significative: la prima è la collaborazione con la “Rete delle Fattorie Sociali”, un’associazione che raggruppa circa 50 aziende agricole, diffuse in tutta la Sicilia e che si prefigge di dare lavoro anche a soggetti svantaggiati (immigrati, ex-carcerati, ecc.). Medesimo obiettivo è quello che ha visto recentemente Fondazione Ventorino e ANCE Catania sottoscrivere un Protocollo d’intesa, in attuazione di un progetto a livello nazionale.
Sempre nella prospettiva del reinserimento lavorativo si colloca un ulteriore iniziativa dell’Arcidiocesi catanese: l’individuazione e destinazione di fondi per l’attivazione di “borse-lavoro” tramite le quali incentivare le aziende ad assumere detenuti o ex detenuti.

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Bonifico a: Fondazione Francesco Ventorino – Casa di accoglienza Rosario Livatino

Causale: liberalità per casa di accoglienza R. Livatino

IBAN: IT45C0623016905000015346467

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